domenica 8 dicembre 2024

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Terre del Salento: il ponte sul Ciolo

NO AL PARCO EOLICO OFFSHORE OTRANTO-LEUCA, PAGLIARO: “A CASTRO IL GRIDO DEL SALENTO, PER DIFENDERE BELLEZZA E IDENTITÀ”

 “Il Salento non si arrende, e oggi Castro è stato il cuore pulsante di una terra che lotta per difendere bellezza e identità. Il sit-in contro il mega impianto eolico offshore di Odra Energia è stato molto più di una protesta: un grido d’amore per un territorio unico al mondo, un inno alla unicità e alla storia di questa litoranea. Nessuno qui dice no al futuro, all’innovazione o all’energia pulita, ma questo progetto che minaccia le coste tra Otranto, Santa Cesarea Terme, Castro, Tricase e Leuca, con le sue 73 (invece di 90) turbine alte quasi 300 metri, rischia di essere come uno sfregio su un’opera d’arte. Non si tratta solo di pale eoliche, si tratta di una ferita che il Salento non può consentire.

Ridurre il numero di turbine o spostarle di qualche chilometro è come cercare di nascondere un elefante dietro un cespuglio: non cambia nulla. Rimarrebbero le opere invasive a terra, gli scavi, l’impatto sui fondali marini e sul fragile ecosistema. Rimarrebbe soprattutto l’oltraggio al paesaggio che racconta la storia e l’identità di un popolo. Pensare che un turista al tramonto possa vedere turbine anziché le montagne d’Albania è un pugno nello stomaco.
Il Ministero dell’Ambiente ha concesso solo quindici giorni di tempo, fino all’11 dicembre, per presentare osservazioni. E i sindaci interessanti faranno valere le proprie ragioni.
È una corsa contro il tempo per impedire che venga sacrificato il valore paesaggistico, storico e culturale di un’area che non ha eguali. Non si può trattare un territorio così prezioso anteponendo le speculazioni alle persone.
E non dimentichiamo che la Puglia ha già dato. Con circa 4.500 ettari di superficie destinati all’eolico industriale, rappresenta oltre un quarto del totale nazionale. Per l’eolico offshore, le richieste lungo le sue coste raggiungono una potenza complessiva di 27,5 GW, oltre dieci volte l’obiettivo nazionale. Questi numeri raccontano una realtà schiacciante: il nostro territorio è già stato sfruttato al limite.
E poi ci sono i danni collaterali: distruzione dei fondali marini, stress per la fauna, impatti devastanti su pesca e navigazione, inquinamento acustico e visivo che trasformerebbero il nostro panorama in un incubo metallico. Non è progresso, è un sacrificio inutile di un patrimonio unico al mondo.
La nostra terra è come un’antica poesia scolpita nella pietra e nel mare. E noi, tutti insieme, la difendiamo con il cuore e la voce. Diciamo sì all’energia pulita, ma con intelligenza, indicando spazi lontani dalla costa, aree già industrializzate o in alto mare, dove non possano calpestare la bellezza che ci rende unici. Perché il progresso non deve essere una cicatrice, ma un seme piantato nel rispetto della natura e della nostra storia.
Al termine della manifestazione si è tenuto un incontro informativo nell’aula consiliare del Comune di Castro, al quale ho partecipato con il sindaco e il vicesindaco di Castro, Luigi Fersini e Alberto Antonio Capraro, il sindaco di Muro Leccese Antonio Lorenzo Donno, il sindaco di Salve Francesco Villanova, il sindaco di Otranto Francesco Bruni, Serena Gigante vicesindaca di Giuggianello, Edoardo De Luca sindaco di Ortelle e Vignacastrisi, Andrea De Paola sindaco di Uggiano La Chiesa, Vincenzo Perrone presidente del consiglio comunale di Caprarica Di Lecce, Raffaella Persano assessora di Castro, Elisa Rizzello vicesindaca di San Cesario di Lecce, Francesco Monteduro presidente del consiglio comunale di San Cassiano, Massimo Martella consigliere comunale di Nociglia, il professor Francesco D’Andria e i rappresentanti delle associazioni Italia Nostra, Marcello Seclì, la Pro Loco Porto Badisco, il Comitato Salvaguardia e Tutela di Porto Badisco, l’associazione Belvedere di Santa Cesarea Terme e rappresentanti del Movimento Regione Salento, tra cui Domenico Serrone e Donato Pranzo del Dipartimento Ambiente e Energia. Quest'ultimo ha sottolineato: «L’impianto andrebbe realizzato in aree idonee. Bisogna prestare molta attenzione alla trivellazione orizzontale. Interrare i cavi significa creare canali con all'interno elettrodotti, una pratica che non dovrebbe essere adottata».
Il professor D’Andria, durante il convegno, ha evidenziato come l’area in questione sia «uno dei punti più sensibili del Mediterraneo dal punto di vista storico, culturale e archeologico».
Marcello Seclì, ribadendo la contrarietà sua e dell’associazione Italia Nostra all’impianto, ha dichiarato di non riuscire a comprendere come mai altre associazioni ambientaliste siano favorevoli o non prendano posizione.
Tutti i partecipanti si sono detti concordi nell’impegnarsi per continuare la battaglia contro questo scempio”. (Paolo Pagliaro)





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